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Missione Arcobaleno
Il logotipo della
Missione Arcobaleno
Dietro richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Dipartimento della Protezione Civile, cento volontari di Nuova Acropoli sono stati attivati, in due turni, uno a maggio e l’altro a luglio, per collaborare alla realizzazione del "Campo delle Regioni italiane" a Valona, in Albania, nell'ambito della "Missione Arcobaleno" che ha soccorso i tanti profughi della recente guerra del Kosovo.
Con entusiasmo e grande senso di responsabilità, i volontari hanno collaborato alla realizzazione di un "modulo assistenziale" che ha dato ospitalità a mille profughi kosovari. L'impegno, che ha richiesto un notevole sforzo, ha permesso di sostenere l’allestimento di una nuova tendopoli per l'alloggiamento dei profughi, una mensa, una cucina, un magazzino logistico ed un parco giochi per i bambini.
L’impegno si è prolungato per quindici lunghi ed al contempo brevissimi giorni durante i quali i volontari di Nuova acropoli hanno offerto pasti caldi, medicine, vestiti ed ogni tipo di assistenza agli oltre 1500 profughi kosovari che erano stati sconvolti dall’inizio del conflitto. Alla festa d’addio a sorpresa, organizzata dai profughi del campo delle Regioni d’Italia a conclusione del periodo previsto, infatti, si è respirata un’atmosfera di profonda commozione, naturale se si pensa ai tanti che, vittime innocenti di una guerra insensata e crudele, si sono sentiti aiutati, sostenuti, amati.
Per questi ultimi, soprattutto donne, bambini ed anziani, i nostri volontari hanno organizzato attività ricreative e creato momenti di allegria e di svago che hanno reso certamente meno amaro un soggiorno forzato in terra straniera dopo le atrocità vissute nella propria.
Queste le parole di uno dei volontari che hanno partecipato alla spedizione, Fausto Lionti, direttore della sede di Nuova Acropoli di Siracusa: "molti dei profughi presenti nel campo avevano perduto tutto, la casa, gli affetti, ma conservavano un grande rispetto per le proprie tradizioni, usanze ed una profonda dignità visibile in ogni comportamento. Le voci dei bambini che ci chiamavano italiani e ci abbracciavano saltandoci addosso festosi, ancora riecheggiano nelle mie orecchie…".